Le Chiese

Chiesa di San Nicola

La chiesa intitolata al Vescovo di Mira S. Nicola sorse probabilmente intorno al XII secolo a ridosso delle mura del castello, sul declivio del borgo medioevale. Di questo primo impianto mancano i riscontri documentali, anche se l’esistenza di una cripta, fatta murare dal vescovo Torti Rogadei nel XVIII secolo, caratterizzante le chiese sorte tra XI e XIII secolo, può far pensare a un impianto medievale.

Le più antiche notizie attestanti l’esistenza della chiesa risalgono ai primi decenni del XVI secolo, anni in cui Gesualdo passò dal breve dominio del capitano spagnolo Consalvo de Cordova a quello del feudatario Fabrizio Gesualdo e del figlio di questi Luigi IV. Durante il dominio dei Gesualdo la chiesa subì vari restauri e ampliamenti in parte ancora leggibili nella parte più antica della muratura e ricordati da lapidi inserite all’interno del sacro edificio.

Nel 1538, durante l’arcipretura del reverendo Mastronicola, la chiesa fu arricchita dalla tribuna e dal coro ligneo e successivamente, con le Signorie di Carlo Gesualdo e Niccolò Ludovisi, con un corredo di tele ed opere pittoriche.

L’edificio fu abbattuto e ricostruito nel 1760, nelle forme in cui ancora ora appare. La facciata, austera e dignitosa, è arricchita da un grandioso portale in pietra da taglio scolpito da Giuseppe Landi da Calvanico nel 1760. (da Wikipedia)

Chiesa del S.S.Rosario

La chiesa, con relativo monastero Domenicano, fu iniziata dal principe Carlo Gesualdo che però riuscì a gettare solo le fondazioni, e terminata da Nicolò Ludovisi nella prima metà del XVII sec. Conseguì il titolo di Arciconfraternita nel 1912.

È a tre navate, comprende nove altari di marmo policromo ben lavorati in stile barocco, una deliziosa balaustra e un bel coro di legno intarsiato. L’altare maggiore, dedicato alla Vergine del Rosario, è veramente magnifico e ricco, tutto in marmi policromi come la bella balaustra. Dietro l’altare maggiore vi è un bel coro di legno intarsiato. L’altare che si trova a destra entrando è dedicato a S. Vincenzo Ferreri. Nella nicchia vi è una statua del Santo, egregiamente scolpita e fregiata di ricca colonna e diadema in argento. Degni di essere ricordati sono il pulpito e l’organo.

L’ultima domenica d’agosto si celebra, in grande e sentita partecipazione popolare, la festa in onore di S. Vincenzo Ferreri durante la quale si svolge il tradizionale “Volo dell’angelo”. (da Sito Proloco)

Chiesa di Santa Maria Delle Grazie – Convento dei Cappuccini

La chiesa è situata in fondo alla via Cappuccini, con annesso Convento dei Padri Cappuccini. Furono fatti erigere dal principe Carlo Gesualdo nel 1592, come si legge sulla lapide apposta sulla facciata del convento. Il convento, ampliato da Nicolò Ludovisi nel 1629, è stato danneggiato dal sisma del 23 novembre 1980.

Essa è a una sola navata; l’altare maggiore e quelli laterali sono in marmo policromo. La facciata molto semplice e austera presenta sopra l’arco d’ingresso lo stemma del principe Carlo Gesualdo. Celebre è il dipinto che si conserva nella chiesa, intitolato il perdono di Carlo Gesualdo (cm 481 x cm 310) di Giovanni Balducci, ritenuto dalla tradizione gotico-tenebrista l’icona del pentimento nella quale il principe avrebbe fatto trasportare per immagini la sua macerazione interiore per il duplice assassinio. Più in generale è da ritenere che la tela votiva raffiguri la richiesta di perdono per tutta l’umanità peccatrice, così come il principe musicista, nel 1585, scriveva nel suo primo mottetto “Ne reminiscaris, Domine, delicta nostra”: Perdona, Signore, i nostri peccati. Il convento, dal bellissimo chiostro e giardino è luogo di serafica pace. Per decenni è stato la sede del corso di studi in Teologia Morale per i seminaristi francescani dell’ordine dei Cappuccini. Nel convento soggiornò dal novembre al dicembre del 1909 Padre Pio da Pietrelcina. All’interno è possibile visitare il Museo di San Pio e Cella del Santo.

(da Sito Proloco)

Chiesa di San Rocco

La chiesa fu fondata nel 1616 dalla principessa Isabella, nipote di Carlo Gesualdo, sotto il titolo di S. Antonio da Vienna. Nel 1820, come riportato su lapide collocata sulla porta d’ingresso, fu ampliata per motivi di insufficienza di spazio fino a raddoppiare le sue originarie dimensioni di lunghezza e altezza.

Fu rifatto il prospetto principale con artistico portale e fu costruito, separato dal corpo della chiesa, un campanile a base quadrata con cupola ricoperta di mattonelle porcellanate dipinte a mano. Quest’ultima opera, purtroppo, divenuta pericolante, fu demolita nel 1909 e sostituita da un nuovo campanile costruito sul lato opposto.

Per accedere alla nuova cella campanaria fu realizzata una scala a chiocciola in pietra con gradini monolitici autoportanti. L’interno fu arricchito di pregevoli stucchi nel 1922, quando fu sistemata sull’altare maggiore la statua della Vergine Addolorata, acquistata presso la ditta Calderazzo di Napoli dal Priore Don Pasquale Dell’Erario, con dei soldi vinti al gioco del lotto.

Negli anni Settanta, la facciata fu rivestita con pietre di Fontanarosa. Al centro della stessa, al di sopra del portale, fu riprodotta l’immagine dell’Addolorata con ceramiche di Vietri sul Mare, mentre sul vertice del frontone fu collocata una statua di San Rocco, fatta appositamente eseguire a Carrara, a imitazione di quella che si conserva all’interno della chiesa. A seguito del rovinoso evento sismico dell’80, la chiesa fu resa inagibile per circa un decennio. Crollò l’abside e andarono perduti affreschi, stucchi e pezzi di altari.

Già dal Settecento è sede della Confraternita dell’Addolorata.

(da Sito Proloco)

Il Cappellone

Nella Piazza Umberto I, in cui si ammira una magnifica fontana costruita proprio al centro nel 1688, l’opera più imponente è il Cappellone.

L’edificio presenta nella sua globalità tre forme strutturali:

1) la parte bassa (base), con la facciata in pietra, decorata da intagli a rilievo, è prismatica a base quadrata;

2) la parte centrale (tamburo), nella quale si aprono quattro finestroni perfettamente allineati con i punti cardinali, è cilindrica;

3) la parte alta (cupola) è perfettamente emisferica.

È un edificio vistoso ed imponente che ha il prospetto ben lavorato in travertino prospiciente su un’ ampia scala di nove scalini in uguale pietra realizzata nel 1842 dai maestri scalpellini Pesiri di Gesualdo.Dal cornicione lapideo in su l’architettura della chiesa è a forma cilindrica con quattro piccole finestre contrapposte.Il tutto è sormontato da una bellissima cupola a sua volta sormontata da altra cupola molto piccola che poggia su quattro pilastrini.In cima vi è una croce e sotto ad essa una banderuola ben lavorata.La costruzione è da attribuire a Domenico Ludovisi e a suo figlio Nicolò che la portò a termine nel 1736.All’interno è esposta la tela del Palio, celebrativa dell’incontro riconciliatore tra Carlo e Emanuele Gesualdo.

(da Sito Proloco)

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